Recanati città dell'Infinito

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LORENZO LOTTO A RECANATI
Le opere di Recanati
LA TRASFIGURAZIONE DI CRISTO

CARTA D’IDENTITÀ

Trasfigurazione di Cristo (pannello principale)

1510-1512 circa

Olio su tavola

300 x 203 cm.

Firmata sul cartiglio in basso: LAVRENTIVS (S LOTVS)

Provenienza: Recanati, altare maggiore della chiesa di Santa Maria di Castelnuovo

 

La commissione della pala d’altare risale al 1507 e fu eseguita entro il 1512 per l’altare maggiore della chiesa di Santa Maria di Castelnuovo, posta subito fuori le mura di Recanati al centro di un quartiere popolato di artigiani. Il soggetto, narrato nei Vangeli di Matteo, Marco e Luca, raffigura il momento in cui Cristo, al centro tra Mosè ed Elia, rivela la sua natura divina agli apostoli Giovanni, Pietro e Giacomo.

La pala era dotata di una predella, attualmente dispersa, divisa in tre scomparti, raffiguranti soggetti legati al tema principale. La grande tavola documenta in modo evidente la svolta stilistica nei confronti del classicismo di Raffaello nelle Stanze Vaticane, dove anche Lotto aveva lavorato nel 1509. Egli, infatti, sceglie di virare il linguaggio pittorico in una prospettiva anticlassica, dal forte accento cromatico e espressivo, che sembra preludere al Manierismo, allontanandosi dalla produzione precedente cui appartiene, ad esempio, il Polittico di San Domenico.

L’OPERA

QUADRO CRONOLOGICO

1506, 20 maggio

Marino di Giacomo Rossetti nel testamento lascia 50 fiorini per la realizzazione della pala d’altare maggiore della chiesa di Santa Maria di Castelnuovo.

1507, 7 febbraio

Gli altaristi della chiesa di Santa Maria di Castelnuovo con il prevosto don Alessandro Mencioni, chiedono al comune di Recanati il contributo di 100 fiorini destinato alla realizzazione della pala dell’altare maggiore. In questo periodo Lorenzo Lotto è al lavoro nel convento di San Domenico per l’esecuzione del Polittico.

1507, 20 luglio

E’ registrato il primo pagamento noto per la pala: Lorenzo Lotto riceve infatti, da Antonio di Angelo Gionta, ricco possidente terriero e membro della Confraternita di Santa Maria di Castelnuovo, 25 ducati dei 100 fiorini pattuiti con il prevosto Don Alessandro Mencioni. Riceverà poi 50 fiorini il 17 febbraio 1508.

1508, 20 gennaio

Il nipote del defunto don Alessandro Mencioni Amedeo, procuratore del nuovo prevosto della chiesa Battista Bongiovanni, si accorda con l’intagliatore di San Severino Giovanni di Piergiacomo, per la realizzazione dell’ancona della pala della chiesa.

1509, 7 marzo

I lavori per la pala slittano poiché l’artista è documentato a Roma per dei lavori eseguiti in Vaticano, forse nella Stanza di Eliodoro e nella Stanza della Segnatura, su commissione di Giulio II retribuiti con la cifra considerevole di 100 ducati.

1509, 18 settembre

E’ ancora documentato un ulteriore pagamento di 50 ducati a Lorenzo Lotto per lavori eseguiti in Vaticano. Il 4 Ottobre dello stesso anno, tuttavia, come ben racconta Giorgio Vasari, Giulio II decide di affidare l’intera decorazione pittorica delle Stanze Vaticane a Raffaello, sollevando quindi dall’incarico gli altri artisti già coinvolti, tra cui Lorenzo Lotto e facendo rimuovere quanto da loro già dipinto.

1510

Dopo Roma, con sosta forse a Firenze, Lorenzo Lotto è documentato a Recanati in relazione agli ultimi pagamenti per il Polittico di San Domenico. Lavora presumibilmente alla pala della Trasfigurazione, che realizza entro il 1512; il 12 settembre 1511 infatti gli altaristi della chiesa di Santa Maria di Castelnuovo chiedono al Comune di versare i 100 fiorini richiesti e accordati il 7 febbraio 1507.

A questi anni risalgono anche il San Giacomo Maggiore (visibile nel museo), l’affresco raffigurante San Vincenzo Ferrer per la chiesa di S. Domenico (attualmente conservato nella Cattedrale) e diversi altri dipinti come la Deposizione di Jesi.

1568

Giorgio Vasari, nella seconda edizione delle Vite, è il primo a descrivere la Trasfigurazione di Cristo e i tre scomparti della predella che, a partire da sinistra, raffiguravano: Cristo che conduce gli apostoli al Monte Tabor San Pietroburgo, The State Hermitage Museum); l’Orazione nell’orto e l’Ascensione di Cristo (entrambe disperse tra il 1711 e il 1783).

1601

La Trasfigurazione di Cristo è registrata nella chiesa di Santa Maria di Castelnuovo da Giovan Francesco Angelita, storico della città e collezionista di opere del Lotto.

1648

La descrizione della pala di Giorgio Vasari fu ripresa da Carlo Ridolfi (Le meraviglie dell’arte, 1648) e da Francesco Maria Tassi (Vite de’ pittori scultori e architetti bergamaschi, 1793) nelle parti dedicate alla biografia e opere di Lorenzo Lotto.

1711

L’opera è registrata e ricondotta a Lorenzo Lotto da Diego Calcagni nelle sue Memorie istoriche della città di Recanati collocata in un altare laterale della chiesa di Santa Maria di Castelnuovo. L’autore non menziona la predella.

1783

L’abate di Treia Luigi Lanzi nel suo Taccuino di viaggio dove descrive le opere d’arte dello Stato Pontificio, segnala la Trasfigurazione di Cristo nella chiesa di Santa Maria di Castelnuovo. L’autore non menziona la predella.

1834

Amico Ricci nelle Memorie storiche delle arti e degli artisti della Marca di Ancona segnala le opere di Recanati di Lorenzo Lotto tra cui la Trasfigurazione di Cristo nella chiesa di Santa Maria di Castelnuovo.

1861

Giovanni Battista Cavalcaselle e Giovanni Morelli, in viaggio nelle Marche e in Umbria dal 27 aprile al 9 luglio per redigere l’inventario delle opere d’arte più significative presenti nel territorio dell’Italia unita, indicano che la pala, priva della predella, è nella sagrestia della chiesa di Santa Maria di Castelnuovo.

1890

La Trasfigurazione di Cristo è trasferita nella pinacoteca comunale presso il palazzo municipale.

1998

Il dipinto entra a far parte del percorso espositivo dei Musei Civici di Villa Colloredo Mels.

• La Trasfigurazione descritta da Giorgio Vasari

Giorgio Vasari, nella seconda edizione delle Vite, è il primo a descrivere la Trasfigurazione di Cristo e i tre scomparti della predella che, a partire da sinistra, raffiguravano: Cristo che conduce gli apostoli al Monte Tabor (San Pietroburgo, The State Hermitage Museum); l’Orazione nell’orto e l’Ascensione di Cristo (entrambe disperse tra il 1711 e il 1783). La descrizione è compresa nel capitolo “Vita di Iacopo Palma e Lorenzo Lotto pittori viniziani”: È di mano del medesimo …una tavola a olio è nella chiesa di Santa Maria di Castelnuovo con una Trasfigurazione di Cristo, e con tre storie di figure piccole nella predella: quando Cristo mena gl’Apostoli al Monte Tabor, quando òra nell’orto, e quando ascende in cielo.

• I committenti

L’idea di realizzare una nuova pala d’altare per la chiesa di Santa Maria di Castelnuovo è registrata per la prima volta nel testamento datato 20 maggio 1506 di Marino di Giacomo Rossetti che sceglie di destinare 50 fiorini finalizzati alla sua realizzazione. La commissione vera e propria va tuttavia ricondotta al 7 febbraio 1507 quando gli altaristi e il prevosto della chiesa, don Alessandro Mencioni, chiedono un contribuito al Comune di 100 fiorini per la pala d’altare. Successivamente dai documenti d’archivio emergono altri personaggi coinvolti: Amedeo, nipote di don Alessandro Mencioni che nel frattempo è deceduto, si accorda con  l’intagliatore Giovanni di Piergiacomo di San Severino per la realizzazione dell’ancona di cui forse esegue anche la cornice su disegno di Lorenzo Lotto; Antonio di Angelo Gionta, ricco possidente terriero e membro della Confraternita di Santa Maria di Castelnuovo, si occupa di remunerare Lorenzo Lotto per la pala (20 luglio 1507 e 17 febbraio 1508); gli altaristi della chiesa sollecitano infine il comune di Recanati di versare i 100 fiorini richiesti e accordati il 7 febbraio 1507.

• Il soggetto, i personaggi e le fonti evangeliche

La pala d’altare è focalizzata sul soggetto della Trasfigurazione di Cristo nel pannello principale in stretto dialogo con gli scomparti della predella. E’ infatti nel primo scomparto di questa, attualmente conservato presso l’Hermitage di San Pietroburgo, che la narrazione prende avvio con la scena di Cristo che conduce gli apostoli Pietro Giacomo e Giovanni a pregare sul Monte Tabor; sulla destra è invece raffigurato il momento successivo quando i discepoli hanno una visione dove Cristo fu trasformato nell’aspetto davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, tanto candide che un lavandaio sulla terra non potrebbe sbiancarle allo stesso modo ! (Fonti: Marco 9,2-3; Matteo 17, 1-2; Luca 9,28-29). I tre apostoli vedono Cristo intento a discorrere con Mosè ed Elia; Pietro ha uno slancio spontaneo quanto difficile da spiegare: Rabbi è bello per noi essere qui! Facciamo tre tende: una per te, una per Mosè e una per Elia (Fonti: Matteo 17,4; Marco 9,5; Luca 9,33). Mentre Pietro si prodiga per dare un riparo a Gesù viene la conferma della predilezione divina: la narrazione dalla predella si trasferisce ora nel pannello centrale (un meccanisno narrativo che Lotto sfrutterà anche in altri casi come la celebre Pala di Santa Lucia di Jesi) dove, come recitano i Vangeli una nube splendente avvolse i discepoli e dalla nube si udì una voce che diceva: E’ questo il mio Figlio, l’amato: ascoltatelo! (Marco 9,7).

Questa frase è ben leggibile nell’iscrizione collocata proprio sopra la testa di Gesù. La luce è talmente forte, il momento così coinvolgente che i tre apostoli cadono a terra presi da grande spavento: Pietro è l’unico che riesce a vedere la scena e ne darà testimonianza nella sua Seconda lettera (I, 16-17); egli regge le due chiavi, suo attributo iconografico, una d’oro e una d’argento simbolo del potere della Chiesa; Giovanni e Giacomo invece si coprono entrambi le teste con le mani e con le braccia. Cristo continua a discorrere con Mosè, riconoscibile anche dalle Tavole della Legge e con Elia: questi esibisce le mani in modo argomentativo e pone in evidenza due dita, il pollice e l’indice della mano sinistra. A questo gesto Cristo risponde mostrando invece tre dita, richiamando il Mistero della Trinità.

Con la Trasfigurazione Cristo ha quindi rivelato la sua natura divina: nella preghiera si è trasfigurato e gli apostoli lo hanno visto e percepito per la prima volta nel fulgore della sua luce.

Il passo del Vangelo di Luca relativo alla Trasfigurazione è invece illuminante per comprendere il seguito della narrazione e i successivi soggetti della predella: Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elia, i quali apparsi nella gloria, parlavano del suo Esodo, quello che Egli stava per compiere a Gerusalemme (Luca, 9, 30-31). Il secondo scomparto (perduto) della predella, raffigurava infatti il momento della preghiera di Cristo nell’orto dopo l’Ultima Cena: un momento topico della Passione di Cristo che prelude, dopo la Morte, alla Resurrezione e alla successiva dipartita di Cristo dalla vita terrena, raffigurata attraverso l’Ascensione, nel terzo scomparto (anch’esso perduto), della predella.

 

• Lettura storico artistica e il legame con gli artisti del tempo, da Raffaello a Michelangelo

La Trasfigurazione documenta in modo evidente la svolta stilistica dell’artista veneziano dopo il soggiorno a Roma, dove è documentato nel 1509 per alcuni lavori eseguiti in Vaticano, forse nella Stanza di Eliodoro e nella Stanza della Segnatura, su commissione di Giulio II retribuiti con la cifra considerevole di 100 ducati. Il 4 Ottobre dello stesso anno, tuttavia, Giulio IIdecide di affidare l’intera decorazione pittorica delle Stanze Vaticane a Raffaello, sollevando quindi dall’incarico gli altri artisti già coinvolti, tra cui Lorenzo Lotto e facendo rimuovere quanto da loro già dipinto.

Lo stile aulico, classico e teocratico dispiegato da Raffaello nelle Stanze Vaticane; il culto imperante per la scultura classica e la recente scoperta dell’ellenistico Laocoonte, dalla forte componente espressionistica; la forte impronta di Michelangelo che stava lavorando alla Cappella Sistina influenzano il percorso pittorico di Lorenzo Lotto alla vigilia del ritorno nelle Marche. Sono fattori concomitanti che lo portano ad allontanarsi dalla purezza cristallina del Polittico di San Domenico e a virare il suo linguaggio pittorico in una inedita e unica prospettiva anticlassica, dal forte accento cromatico e espressivo, che sembra preludere al Manierismo.

La grande tavola della Trasfigurazione, riflette, quindi, come l’affresco raffigurante il San Vincenzo Ferrer in gloria (1510-1511 circa), dipinto per la chiesa di S. Domenico di Recanati e la Deposizione di Jesi (1512), il nuovo indirizzo stilistico della pittura di Lotto. Completata entro il 1512, negli evidenti legami con lo stile di Raffello nei personaggi che circondano Cristo e nella tavolozza pittorica brillante ed accesa, la Trasfigurazione rivela enfasi espressiva amplificata dalle forme inusuali dei panneggi, dai forti accenti cromatici e dall’accostamento di colori stridenti e cangianti; cura dei dettagli e pathos emotivo; adozione della forma serpentinata evidente nella figura di Cristo, immaginato, come hanno rivelato le indagini diagnostiche, in un primo momento in posizione frontale con le braccia aperte e le mani sollevate come nello scomparto di predella conservato all’Hermitage.

 

 

I DETTAGLI

 

• I personaggi

Cristo

San Pietro

San Giacomo Maggiore

San Giovanni evangelista

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