Recanati città dell'Infinito

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LORENZO LOTTO
La vita

La vita di Lorenzo Lotto in riferimento alla sua presenza nelle Marche

1480 Lorenzo Lotto nasce a Venezia

1506 Committenza del grande Polittico di San Domenico per la chiesa dei domenicani della città di Recanati (Villa Colloredo Mels). Nel contratto di committenza si accenna ad alcune opere già realizzate dal pittore e visibili a Recanati (il luogo non è esplicitamente indicato, ma si evince dal contesto della frase) nella sua “adolescenza”: (Super supplicatione prioris fratrum S. Dominici petentis subsidium pro cona magni preti per magistrum L. Lotum Venetum construenda iuxta designum ostensum et de melioribus picturis que sint iste que inspiciuntur facte in iuventute vel potius adolescentia sua). Tra le pitture di tale periodo rimaste in città vi è una tavola che potrebbe essere riconducibile, seppure con molti dubbi, alla sua produzione iniziale. Si tratta della Sacra Famiglia conservata nel Museo Diocesano.

1506-1508 Lotto è a Recanati per eseguire il Polittico di S. Domenico. Dopo il successo maturato a Treviso tra l’inizio del secolo e il 1506 (nel 1505 è definito “pictor celeberrimus”) e da una sequenza di dipinti sacri, allegorici e stupefacenti ritratti che evidenziano un costante aggiornamento sulle migliori novità lagunari, nell’estate del 1506 egli si trova nelle Marche per sottoscrivere il contratto del polittico di San Domenico, consegnato nel 1508. L’impegno per il monumentale polittico, dovette comunque trattenerlo a lungo a Recanati, dove forse avrà realizzato qualche lavoro minore, finora però non identificato con concordia critica. Nel documento del 1506 si accenna al fatto che allora egli era affiancato da un allievo di nome Domenico, forse il giovane Domenico Capriolo, un trevigiano nato verso il 1494 a cui potrebbe essere ricondotta lo scomparto di predella che raffigura la Predica del Kunsthistorisches Museum di Vienna.

1510-1512 Lorenzo Lotto è presente a Recanati il 14 aprile 1510.

Nel 1511:

  • il 12 Settembre gli uomini della chiesa S. Maria in Castelnuovo di Recanati sollecitano il contributo al Comune promesso per la Trasfigurazione – indice del fatto che l’opera era in corso o poteva essere finita a breve;
  • il 27 Ottobre Lotto è a Jesi per la firma del contratto per la Deposizione che consegnerà nel 1512.

Il 1512 è un anno che vede ancora Lotto presente nel territorio:

  • il 30 aprile 1512 nel suo testamento Gian Cristoforo Romano, dal 17 Dicembre 1510 a Loreto come scultore, dal 5 Giugno 1511 Architetto della Fabbrica di Loreto fino alla morte del 31 maggio 1512, lascia al magistrum Laurentium venetum e ad altri due pittori disegni e cere.
  • il 5 ottobre del 1512 risulta un pagamento al Lotto per due quadri cum figure fatto dalla tesoreria di Sigismondo Gonzaga, dal 1509 Legato della Marche e risiedente tra Mantova e Macerata: uno dei due potrebbe essere la Giuditta con la testa di Oloferne.

A questi anni risalgono: la Trasfigurazione e il piccolo dipinto con San Giacomo Pellegrino (Villa Colloredo Mels), l’affresco che raffigura il San Vincenzo Ferrer in gloria per la Chiesa di San Domenico (attualmente ubicato in Cattedrale); la tavola con la Deposizione di Cristo nel sepolcro (Jesi, Pinacoteca Civica, 1512). Si delinea con queste opere la svolta stilistica del veneziano nei confronti dell’aulico e teocratico classicismo dispiegato da Raffaello nelle Stanze della Segnatura.

1513 Da quest’anno Lorenzo Lotto risiede a Bergamo e poi dalla fine del 1525 a Venezia. Continua a inviare opere nelle Marche: la Madonna con Bambino e Santi Giuseppe e Girolamo (1526),  i pannelli raffiguranti l’Angelo Annunziante e la Madonna Annunciata, già parte di un trittico il cui scomparto centrale risulta perduto, la grandiosa Pala di S. Lucia(1532), la Visitazione, tutte opere conservate nella splendida cornice Rococò di Palazzo Pianetti di Jesi, sede della Pinacoteca Civica.

1529  Intorno a quest’anno risale la monumentale Crocifissione di S. Maria in Telusiano di  Monte San Giusto (MC) commissionata dal potente protonotario apostolico Nicolò Bonafede, originario di Monte San Giusto, che pagò l’opera 100 fiorini a cui aggiunse una scorta di ottimo olio ascolano, ritratto nel dipinto. La grande pala, dotata della magnifica cornice originale, venne iniziata e in gran parte eseguita a Venezia, mentre il suo completamento dovette avvenire a Monte S. Giusto, almeno per la parte relativa al ritratto del committente raffigurato con il saio inginocchiato in basso a sinistra.

1531 Per Castelplanio, piccolo castello vicino Jesi, l’artista esegue probabilmente un polittico unitario disperso nel tempo: uno dei pannelli superstiti raffigura San Cristoforo, l’altro rappresenta S. Sebastiano e sono entrambi conservati nella Gemaldegalerie di Berlino.

1534 – 1539 Fin dal 1534 Lotto risulta essere abitante di Ancona, come attesta un documento del 24 Ottobre. A quest’anno risale una Sacra Contemplazione degli Uffizi, firmata e datata 1534, di cui esiste una replica autografa, più tarda, al Courtauld Institute di Londra. Nel 1535 eseguì la Madonna in gloria e santi già nella chiesa di S. Agostino di Fermo e oggi in collezione privata romana. Tra 1535 e 1536 l’artista eseguì per la Santa Casa di Loreto il dipinto raffigurante S. Cristoforo tra S. Sebastiano e S. Rocco (Pinacoteca di Palazzo Apostolico di Loreto). Nel 1538 il Lotto esegue per Ancona la grande Madonna e Santi, conservata nella  Pinacoteca Civica, accanto a uno dei capolavori del primo Tiziano, la Pala Gozzi del 1521 e sempre ad Ancona lascia una delle sue ultime opere, l’”Assunta” di San Francesco alle Scale del 1550 (leggi più avanti), anche questa poco distante da un’altra opera dell’estrema maturità di Tiziano, la “Crocifissione” della Chiesa di San Domenico. E’ nelle Marche quindi, paradossalmente, più che a Venezia, che l’opera dei due artisti, così diversi fra loro ma di uguale monumentale statura, si intreccia in un itinerario unico e suggestivo, tra musei e chiese di Ancona.

1539 Lorenzo Lotto esegue una delle sue ultime monumentali pale d’altare, la Madonna del Rosario con i quindici Misteri di Cingoli (Pinacoteca, ora di nuovo nella chiesa di S. Domenico); si tratta di una tela eseguita su commissione della locale Confraternita del Rosario che aveva sede nella chiesa di San Domenico. L’opera una volta vista è indimenticabile: per il giocoso particolare degli angioletti in primo piano che gettano petali di rose tratti da una cesta di vimini, nel contempo oggetto d’uso quotidiano e documento di questa secolare tradizione artigianale nel territorio; per l’affascinante figura di Maria Maddalena, riccamente abbigliata, e forse identificabile, come vuole la tradizione locale, con Sperandia Simonetti, nobildonna cingolana.  Nel 1539 egli vive probabilmente tra Ancona e Macerata, da dove il 14 Ottobre scrive ai Priori di Cingoli per chiedere il pagamento per la Madonna del Rosario.

1540 Dopo uno spostamento incessante in tante località della regione, nel 1540 Lotto torna a Venezia. Ha sessant’anni e per la terza volta cerca di imporsi nella città natale, dopo i primi esordi e il rientro da Bergamo dell’inverno del 1525. I frati domenicani dei Santi Giovanni e Paolo gli commissionano una grande pala d’altare, alla quale lavora per due anni. Proprio nel 1540 egli comincia a registrare con regolarità quasi ogni evento della sua vita lavorativa nel cosiddetto Libro di spese diverse, un registro contabile che aggiorna fino all’ultimo conservato presso la Santa Casa di Loreto. Uno dei primi lavori testimoniati nel Libro di spese diverse è il ritratto del protonotario di Ancona Giovanni Maria Pizoni, proveniente da una collezione privata milanese.

1548 Esegue la Madonna in gloria con Bambino e i santi Giovanni Battista, Antonio da Padova, Maria Maddalena e Giuseppe per la chiesa Arcipretale di Santa Maria di Mogliano (MC), dotata ancora della sua splendida cornice originale. Come è scritto nel Libro di spese diverse del Lotto, fu commissionata nel 1547 da Jacomo Boninfante, Sindaco della Chiesa di S. Maria.  Per l’opera Lotto riscosse 130 scudi d’oro che dovevano coprire anche i costi dei colori e la fattura della cornice lignea.

1549 Dopo aver riscontrato di non riuscire più a trovare lavoro nel Veneto (dove oltre a Tiziano lavoravano alacremente maestri come Tintoretto, Schiavone Bonifacio Veronese, Bernardino Licinio e Paris Bordon), nel 1549 decide di tornare nelle Marche.

1550 Lotto è ad Ancona tra 1550 (operativo per l’esecuzione presso la chiesa di S. Francesco alle Scale dell’Assunta) e 1554, poi si trasferirà fino alla fine dei suoi giorni presso la Santa Casa di Loreto. Dal Libro di Spese diverse emergono altre committenze per chiese della città, come quella per la chiesa di S. Anna dei Greci e per quella di S. Maria di Posatora: di questa esistono due pannelli raffiguranti San Sebastiano (in collezione privata) e San Rocco (Urbino, Galleria Nazionale delle Marche). Esegue anche diversi ritratti per privati cittadini. Tra 1550 e 1551 Lotto allestisce una lotteria nella Loggia dei Mercanti di Ancona per cercare di vendere dipinti e i cartoni delle tarsie del coro di S. Maria Maggiore di Bergamo.

1552 – 1556/ 1557 L’artista decide di stabilirsi a Loreto per trascorrere gli ultimi anni della sua vita che dal punto di vista religioso può essere considerata tra l’adesione alla fede cattolica e la conoscenza anche diretta dei principi della luterana: molti amici del Lotto furono infatti coinvolti nei processi da parte del Tribunale dell’Inquisizione. Le opere dell’estrema maturità sono conservate nella Pinacoteca del Palazzo Apostolico di Loreto, luogo dove Lorenzo Lotto muore tra il 1556 e il 1557. La sua ultima opera è considerata la struggente e inquietante Presentazione al tempio.

Fonte: Lorenzo Lotto, catalogo generale dei dipinti a cura di E. M. Dal Pozzolo con la collaborazione di Raffaella Poltronieri e di Valentina Castegnaro e Marta Paraventi Skira 2021

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