Recanati città dell'Infinito

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Lorenzo Lotto a Recanati
RECANATI

RECANATI, CITTÀ ADRIATICA E IL PORTO

Il castrum di Recanati è attestato fin dal 1139; il comune dal 1174. Dal 1202 il comune si espande fino alla costa dove il dominio è confermato dall’imperatore Federico II nel 1229. Già dal 1206 tuttavia, è registrato un trattato con Ragusa (Dubrovnik) e questo presuppone l’esistenza di un porto o almeno di un approdo sul Mare Adriatico che, fortificato nel corso del sec. XIII, cresce considerevolmente come importanza.

Nel 1240 Recanati è eretta al grado di città e nel 1357 risulta tra i centri urbani della marca pontificia collocata tra le civitatis magnae. Il traffico commerciale, la presenza di un fondaco per immagazzinare merci, la presenza del capitano del porto, l’istituzione di un ufficio della dogana sono tutti elementi che attestano l’importanza del porto di Recanati tra XIV e XVI secolo.

Tutto questo come afferma Marco Moroni, non fa che rafforzare il legame della città con il mare: Recanati è davvero una città adriatica.

RECANATI E LA FIERA

Tra XV e XVI secolo la popolazione di Recanati oscilla tra 6000 e 7000 abitanti. Roma ne contava all’incirca 55.000, Ancona 18.000, Venezia 200.000.

La città faceva parte della Marca d’Ancona governata da Legato pontificio (e vice legato) che risiedeva a Macerata.

Quando Lorenzo Lotto stipula a Recanati il contratto per il polittico di S. Domenico nel 1506, il legato pontificio era Alessandro Farnese il Vecchio (1502-1508), futuro papa Paolo III.

Sigismondo Gonzaga, figlio di Federico I, ricoprì successivamente questa carica dal 24 febbraio 1508 al 1514 e fu committente di Lorenzo Lotto.

Recanati era nel 1506 una città ricca e famosa per la sua fiera che, dal 1 di Settembre al 31 Ottobre di ogni anno, attirava migliaia di mercanti e acquirenti interessati a tessuti, gioielli, libri, ma anche opere d’arte.

Snodo della fiera era il porto di Recanati che nel XV secolo era stato ulteriormente potenziato, utilizzando la foce del fiume Potenza come porto canale con evidenti ricadute sulla fiera, la cui crescita richiedeva un efficiente servizio trasporti anche tra porto e città, affidato a compagnie di “carrari”. 

Nel 1511 il legato pontificio Sigismondo Gonzaga visitò la fiera soggiornando a lungo a Recanati con un seguito di cento cavalli e centosessanta persone: una presenza positiva questa per Lorenzo Lotto che eseguì per l’importante prelato ben due opere, pagate nel 1512.

Alla fiera di Recanati Lotto incontrò i Cassotti e i Marchetti, mercanti bergamaschi suoi futuri committenti, documentati a Recanati dal 1510 al 1514 e negli anni successivi: furono loro probabilmente che lo spinsero a cercare lavoro a Bergamo nel 1513.

 

RECANATI E LORETO 

Sia il porto di Ancona che quello più piccolo di Recanati, erano punto di approdo anche per i pellegrini che si dirigevano al Santuario della Santa Casa di Loreto.
A pochi chilometri da Recanati il Santuario era un luogo di pellegrinaggio tra i più importanti della Cristianità e fino al 1507 esso risultava essere sotto la giurisdizione, anche amministrativa, di Recanati.
In quell’anno Giulio II toglie al vescovo di Recanati ogni giurisdizione sul Santuario, sui suoi ministri ma anche sui pellegrini e abitanti di Loreto, finché nel 1586 Sisto V, elevando Loreto al rango di città, sottrasse definitivamente al comune di Recanati la giurisdizione sulla comunità.

LORENZO LOTTO E L’ARRIVO A RECANATI

Per orientarsi nel viaggio nel Mare Adriatico, che allora veniva chiamato Golfo di Venezia, si utilizzavano i portolani; si viaggiava bordeggiando tenendo sempre presente la costa.

L’Adriatico era noto come mare di Venezia, Ancona e Ragusa, uno stretto e lungo golfo che connetteva le città costiere anche con navi di piccolo cabotaggio che potevano inoltre risalire le vie d’acqua interne come fiumi e canali.

Scendendo da Venezia via mare Lorenzo Lotto arrivava nella costa delle attuali Marche, dopo aver superato il porto di Pesaro e l’approdo di Case Bruciate (oggi comune di Montemarciano), che era una gabella alla foce del fiume Esino.

Non è escluso che potesse scendere nel porto di Ancona, riconoscibile da lontano dalla cattedrale di San Ciriaco che svetta sull’antica acropoli della città, e da qui, con una imbarcazione più leggera, arrivare, nel porto di Recanati presso il Castello Svevo alla foce del fiume Potenza.

Da qui proseguiva per Recanati viaggiando a dorso di mulo, o forse su carretta tirata da coppia di buoi, uscendo dai boschi a ridosso della fascia costiera tra i fiumi Musone e Potenza.

Si immergeva in un paesaggio ricco e rigoglioso, ammirato e lodato nel 1523 dagli ambasciatori veneziani in viaggio verso Roma, dove le città murate erano circondate da orti e giardini con alberi da frutto, noccioli, mandorli, noci e persino agrumi.

Intorno vedeva i campi, destinati al pascolo delle greggi, coltivati a grano, ulivi e vigneti, costellati da querce e torri palombare

In lontananza poteva contemplare il santuario di Loreto, dalla grande cupola di Giuliano da Sangallo, maestosa come quella del Brunelleschi di Firenze, dalle absidi bastionate a scopo difensivo progettate da Baccio Pontelli e dalla poderosa cinta muraria, conclusa nel 1520.

Lorenzo Lotto frequentava e conosceva Loreto: all’epoca fervevano i lavori per la basilica, il rivestimento marmoreo della Santa Casa disegnato da Bramante, l’edificazione del grandioso palazzo apostolico. Loreto era un cantiere artistico e santuario cardine della Chiesa cattolica.

Ma perché il maestro veneto fu chiamato a Recanati e da chi? La domanda è ancora priva di una risposta esaustiva. C’è chi pensa al rapporto con i domenicani, chi alla possibilità che l’artista frequentasse la fiera prima del 1506.

Il paesaggio: cosa vedeva Lotto? Cattedrale di S. Ciriaco dall’alto; porto di Ancona; Conero (sfondo opera Berlino); campagna (sfondo opera Carrara di Bergamo); campagna verso Loreto; portolano.

LORENZO LOTTO: LE OPERE PER RECANATI

Dopo il successo maturato a Treviso tra l’inizio del secolo e il 1506 (tanto che nel 1505 Lorenzo Lotto è definito “pictor celeberrimus”), il 17 Giugno egli si trova a Recanati per sottoscrivere il contratto del Polittico di San Domenico, consegnato nel 1508, che dipingerà in una stanza del convento domenicano.

È in grande attività per la città e la sua fama si diffonde nel territorio: nel 1511 sta lavorando alla Trasfigurazione di Cristo per la chiesa di S. Maria di Castelnuovo di Recanati.

Si reca a Jesi per la firma del contratto per la Deposizione che consegnerà nel 1512.

Nel 1512 viene pagato dalla tesoreria di Sigismondo Gonzaga (dal 1509 Legato delle Marche e residente tra Mantova e Macerata), per l’esecuzione di due dipinti, uno dei quali potrebbe essere la Giuditta con la testa di Oloferne.

A questi anni risalgono anche il piccolo dipinto con San Giacomo Pellegrino e l’affresco che raffigura il San Vincenzo Ferrer in gloria per la Chiesa di San Domenico.

A questi anni di attività per le Marche risalgono altri capolavori dell’artista conservati in musei italiani e stranieri:

  • la Madonna con il Bambino e Santi di Cracovia
  • il Busto di Cristo di Dresda
  • la Madonna con il Bambino tra San Flaviano e Sant’Onofrio della Galleria Borghese di Roma
  • la Giuditta con la testa di Oloferne in collezione privata*
  • il Ritratto di prelato (forse raffigurante Sigismondo Gonzaga) di Madrid
  • il San Girolamo in un paesaggio di Bucarest

Dalle fonti locali sappiamo che altre opere di Lotto erano presenti sugli altari di chiese di Recanati e nella collezione di Giovanni Francesco Angelita, storico della città.

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