LORENZO LOTTO A RECANATI
Le opere di Recanati
IL SAN GIACOMO MAGGIORE
CARTA D’IDENTITÀ
San Giacomo Maggiore
1512-1513 circa
Olio su tavola
20 x 15 cm.
Provenienza: Recanati, oratorio di San Giacomo, sacrestia; Recanati, chiesa di S. Maria sopra Mercanti (dal 1770 circa); Recanati pinacoteca comunale (dal 1953); Recanati Villa Colloredo Mels (dal 1998)
Restauri: 1981
Proprietà: Fondazione IRCER, Recanati; in deposito presso Villa Colloredo Mels
Il dipinto raffigura San Giacomo Maggiore, uno dei dodici apostoli con il fratello Giovanni, mentre sta camminando: con la mano destra stringe il bastone caratterizzato da un candido fazzoletto con funzione di contapreghiere annodato a un gancio, con il braccio sinistro stringe il volume aperto delle Sacre Scritture ad indicare la missione della sua predicazione; a terra sono raffigurati il cappello – dove si riconoscono la conchiglia di San Giacomo, il simbolo più diffuso del pellegrinaggio e il volto di Cristo – la borraccia e il sacco con le provviste; sullo sfondo si apre il mare e un porto, riconosciuto da alcuni come quello di Recanati (oggi Porto Recanati) o di Ancona; altri hanno individuato il complesso architettonico come quello della Basilica della Santa Casa di Loreto.
L’opera fu eseguita dopo il soggiorno romano dell’artista: sono evidenti, infatti, nel brillante tessuto cromatico e nel delicato trattamento dei lineamenti del volto, legami con lo stile e la tavolozza di Raffaello; si notano assonanze anche con opere coeve come la Trasfigurazione (visibile in questo museo) e la Deposizione di Jesi (1512).
L’OPERA
QUADRO CRONOLOGICO
1510
L’Oratorio di San Giacomo di Recanati è consacrato da Teseo de Cuppis, vescovo di Recanati dal 1507 al 1516, i cui legami con Lorenzo Lotto sono ampiamente documentati. L’artista potrebbe aver ricevuto la committenza dell’opera proprio in questa occasione, essendo attestato in città due volte nello stesso anno.
In questo periodo Lotto esegue inoltre l’affresco raffigurante il San Vincenzo Ferrer in gloria (1510-1511 circa), per la chiesa di S. Domenico e la Trasfigurazione (1510-1512 circa), per la chiesa di S. Maria di Castelnuovo.
1510, 14 aprile
Lorenzo Lotto è attestato a Recanati come testimone di un atto rogato dal notaio Antonio Angelelli per una vendita fatta dal mercante veneziano Agostino de Sinistri, uno dei più attivi alla fiera di Recanati.
1510 10 agosto
Lorenzo Cipriani da Recanati versa 80 ducati in più rate direttamente a Lorenzo Lotto per aver eseguito il Polittico di San Domenico (1508).
1620, 8 marzo
Il dipinto è menzionato nell’Oratorio di San Giacomo come di proprietà nell’Arciconfraternita dei Nobili come quadro di San Giacomo di pittura fatto dal Lotto che è stato oggi riconsignato in Fraternita….che da tanto tempo è stato perso….Gli priori che saranno per li tempi avvenire nel principio del loro ufficio sempre ne facciano riciuta di mano propria per riconsegnarlo poi agli altri che succederanno a loro. Dal testo si intuisce che l’opera era stata per un periodo tempo non definito dispersa.
1711
L’opera è descritta da Diego Calcagni nelle sue Memorie istoriche della città di Recanati come una tavoletta, che ne’ tempi passati si si portava da’ Deputati della Compagnia, quando andavano questuando, in essa di mano del Lotto è espresso S. Giacomo col Bordone con arte meravigliosa.
1770
Il dipinto è trasferito nella chiesa di S. Maria sopra Mercanti di Recanati.
1894
L’opera è censita da Pietro Gianuizzi tra le opere di Lorenzo Lotto presenti nelle Marche e a Recanati, riportando all’attenzione degli studiosi la trascrizione del documento del 1620 sopra riportato.
1953
Dopo essere stata esposta alla mostra Lorenzo Lotto curata da Pietro Zampetti presso palazzo ducale di Venezia (14 Giugno – 18 Ottobre 1953), l’opera fu incamerata nella pinacoteca di Recanati rimanendo di proprietà della Fondazione IRCER della città, ente tutt’ora esistente e attivo.
1998
Il dipinto entra a far parte del percorso espositivo dei Musei Civici di Villa Colloredo Mels.
San Giacomo Maggiore. Il soggetto
L’opera raffigura San Giacomo Maggiore che, con il fratello Giovanni, autore di uno dei Vangeli, fece parte dei dodici apostoli. Si narra che alla morte di Gesù egli abbia raggiunto la Galizia, in Spagna per diffondere il Vangelo. Al suo ritorno a Gerusalemme venne ucciso, intorno il 42 d. C. come si legge negli Atti degli Apostoli: In quel tempo il re Erode (Agrippa I) cominciò a perseguitare alcuni membri della Chiesa. Fece uccidere di spada Giacomo, fratello di Giovanni” (Atti degli Apostoli, 12,2). Egli divenne così il primo apostolo martire. Il suo corpo è conservato a Santiago de Compostela in Spagna, nel santuario meta del noto Cammino di Santiago.
San Giacomo Maggiore fu testimone di numerosi eventi cardini della storia del Cristianesimo, come la Trasfigurazione sul monte Tabor, soggetto dipinto da Lorenzo Lotto per la chiesa di S. Maria di Castelnuovo di Recanati e visibile in questo stesso museo.
San Giacomo Maggiore è raffigurato come un uomo maturo, con barba e capelli scuri divisi nel mezzo e spioventi ai lati come quelli di Cristo; il viso appare triste e affaticato; sta camminando sul sentiero sassoso e lo sguardo è rivolto non verso lo spettatore ma in direzione del luminoso paesaggio alle sue spalle. Il santo con la mano destra stringe il bastone caratterizzato da un candido fazzoletto con funzione di contapreghiere annodato a un gancio; con il braccio sinistro stringe il volume aperto delle Sacre Scritture ad indicare la missione della sua predicazione; a terra sono raffigurati il cappello – dove si riconoscono la conchiglia di San Giacomo, il simbolo più diffuso del pellegrinaggio e il volto di Cristo – la borraccia e il sacco con le provviste.
San Giacomo Maggiore. Lettura storico critica
Il piccolo dipinto fu probabilmente commissionato dopo il 1510, anno di consacrazione, da parte del vescovo di Recanati Teseo de Cuppis, del nuovo Oratorio di San Giacomo come luogo di preghiera della Confraternita (o Congregazione) dei Nobili recanatesi. Il prospetto dell’edificio è ancora visibile adiacente alla vanvitelliana chiesa di San Vito e all’ex Collegio dei Gesuiti, oggi sede di un istituto scolastico.
La maggior parte della critica propende a datare il dipinto tra 1512 e 1513 per affinità stilistiche con opere di Raffaello come la Madonna di Foligno e con quelle eseguite da Lotto negli stessi anni come la Deposizione di Jesi (1), la Trasfigurazione di Recanati (in particolare la predella, 2) e la piccola Giuditta con la testa di Oloferne (3). Altri collocano l’opera nei primi anni bergamaschi, tra 1515 e 1517, per vicinanza formale con opere come la monumentale Pala Martinengo (1513-1516, Bergamo, chiesa dei SS. Stefano e Bartolomeo, 4).
Il dipinto è menzionato nel 1620 nell’Oratorio di San Giacomo come di proprietà nell’Arciconfraternita dei Nobili con queste parole:…quadro di San Giacomo di pittura fatto dal Lotto che è stato oggi riconsignato in Fraternita….che da tanto tempo è stato perso….Gli priori che saranno per li tempi avvenire nel principio del loro ufficio sempre ne facciano riciuta di mano propria per riconsegnarlo poi agli altri che succederanno a loro.
Dal testo si intuisce che l’opera era stata per un periodo tempo, non definito, dispersa e che le si attribuisce un rilevante valore nel contesto del patrimonio della confraternita, tanto da dettare l’adozione di misure particolari per tutelarne la conservazione.
Menzionato anche dallo storico locale Diego Calcagni nelle sue Memorie istoriche della città di Recanati pubblicate nel 1711, nel 1770 fu trasferito nella chiesa di S. Maria sopra Mercanti di Recanati.
Il San Giacomo maggiore fu inserito tra il corpus di opere di Lorenzo Lotto nel 1894 da Pietro Gianuizzi che, quando lo vide, specificò anche che era custodito sotto cristallo entro vaga e originale cornice intagliata e dorata.
I DETTAGLI
Il paesaggio
Il dipinto è dominato dalla solitaria e imponente figura del santo pellegrino, collocato sopra un’altura; sullo sfondo si apre in alto un cielo azzurrino solcato da soffici nuvole bianche; sotto si scorge un porto sovrastato da un luogo fortificato e connotato da un grande complesso architettonico. Alcuni studiosi hanno voluto riconoscervi il porto di Recanati alla foce del fiume Potenza (all’epoca era un approdo), altri quello di Ancona ma anche il complesso basilicale della vicina Loreto, le cui mura erano in costruzione proprio in questo periodo.